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31 luglio 2013

nkosi sikeleli Afrika


 Neri e Bianchi cantare insieme, vivere isieme, si può!

(xhosa e zulu)
nkosi sikeleli Afrika
maluphakanyisw' uphondo lwayo,
yizwa imithandazo yethu,
nkosi sikelela, thina lusapho lwayo.
 
(sesotho)
morena boloka setjhaba sa heso,
o fedise dintwa le matshwenyeho,
o se boloke, o se boloke setjhaba sa heso,
setjhaba sa south afrika - south afrika.
 
da Die Stem:

(afrikaans)
uit die blou van onse hemel,
uit die diepte van ons see,
oor ons ewige gebergtes,
waar die kranse antwoord gee,
 
(inglese)
sounds the call to come together,
and united we shall stand,
let us live and strive for freedom,
in south africa our land.

traduzione italiana


Dio benedica l’Africa
possa la sua gloria innalzarsi
ascolta la nostra richiesta
Dio, benedici noi, i tuoi bambini.



Dio, ti chiediamo di proteggere il nostro paese
intervieni e poni fine a tutti i conflitti
proteggici, proteggi il nostro paese,
proteggi il Sudafrica, Sudafrica




Dal blu dei nostri cieli
dalle profondità dei nostri oceani
sulle nostre eterne montagne
dove risuona l'eco fra le rocce



risuona il richiamo a unirci
e uniti saremo forti
lasciaci vivere e combattere per la libertà
in Sudafrica, nella nostra terra.

I magoni.....

  
(...) D'altra parte si sa, la costruzione di un magone spezza le vene delle mani. Posso provare con delle fotografie, certo, delle fotografie di un'estate perfetta, e poi, e poi qui ci sono i poeti naturalmente. 

Cardarelli: "dovevamo saperlo che l'amore / brucia la vita e fa volare il tempo". 
E poi com'era quello di Scott Fitzgerald, La lampada alla finestra? "Ti ricordi, prima che le chiavi girassero nelle serrature, quando la vita era un primo piano e non una lettera occasionale." 
Ed Eliot, naturalmente, "Aprile è il mese più crudele, genera / lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio". 
Ho già la pelle d'oca alta così. 
E poi com'era Pavese? "Ci si accorge di non essere più giovani quando dire un dolore lascia il tempo che trova." 
E Il Piccolo Principe: "come è misterioso il paese delle lacrime". 
Pessoa: "quante lacrime hanno mancato tutti quelli che hanno vinto". 
E Pascal, naturalmente, "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce". 

No, scusate, arimortis, mi sto incaponendo su qualcosa che probabilmente non ha senso. Perché cercare di procurarsi a tutti i costi un magone del cuore, quando probabilmente anche la ragione ha magoni che il cuore non conosce? Forse bisogna semplicemente provare a sperimentare un altro tipo di magone, un magone che tragga spunto dalla realtà, quindi un magone lucido, intellettuale, intenso ma non per questo non coinvolto, insomma un magone irrazionale, una sorta di commozione della mente, una commozione cerebrale. 

Lella Costa

28 luglio 2013

Non datevi pensiero....



 E' strano io non conosco la Bibbia e nemmeno i Vangeli, mi sono però imbattuta in questo scritto tratto dal Vangelo di Luca, mi è piaciuto, l'ho sentito talmente vero da aver bisogno di riscriverlo. E' forte, intenso, ed è così che è..peccato che troppo spesso ce ne dimentichiamo affannandoci inutilmente proprio per le piccole cose, perdendo di vista il senso di ciò che siamo e potremmo essere...

Poi disse ai discepoli:

«Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 
 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 
 Guardate gli uccelli non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 
 Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 
 Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? 
 Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro."

Luca 12,22-27

26 luglio 2013

ODE ALL'ANGURIA


L’albero dell’estate
intenso,
invulnerabile,
è tutto il cielo azzurro,
sole giallo,
stanchezza a goccioloni,
è una spada
sopra le strade,
una scarpa bruciata
nelle città:
la chiarezza, il mondo
ci angosciano,
ci attaccano
gli occhi
con polverone,
con repentini colpi d’oro,
ci incalzano
i piedi
con piccole spine,
con pietre calde,
e la bocca
soffre
più che tutte le dita:
hanno sete
la gola,
i denti,
le labbra e la lingua:
vogliamo
bere le cascate,
la notte azzurra,
il polo,
e quindi
attraversa il cielo
il più fresco di tutti
i pianeti,
la rotonda, suprema
e celestiale anguria.

È il frutto dell’albero della sete.
È la balena verde dell’estate.

L’universo secco
all’improvviso
cancellato
da questo firmamento di freschezza
lascia cadere
la frutta
traboccante:
si aprono i suoi emisferi
mostrando una bandiera
verde, bianca, scarlatta,
che si scioglie
in cascata, in zucchero,
in delizia!

Cassaforte dell’acqua, placida
regina
del fruttivendolo,
bottega
della profondità, luna
terrestre!
Oh pura,
nella tua abbondanza
si sciolgono rubini
e uno
desidera
morderti
affondando
in te
la faccia,
i capelli,
l’anima!
Ti distinguiamo
nella sete
come
miniera o montagna
di splendido alimento,
ma
ti trasformi
tra la dentatura e il desiderio
soltanto in
luce fresca
che si slega,
in sorgente
che ci toccò
cantando.
E così
non pesi
nella siesta
bruciante,
non pesi
soltanto
uvette
e il tuo grande cuore di brace fredda
si trasformò nell’acqua
di una goccia.
P. Neruda


 

26 luglio - Sant'Anna


Ricordando mia nonna, le sue storie, i festeggiamenti per il suo Onomastico, i miei cugini, il caldo d'estate, i fichi, la strada verso il mare, Loredana detta Loretana, Zio Cecio, Zia Tota, i peperoni arrostiti sul balcone, il bagno fuori, la ricotta di capra dentro le foglie di vite calda calda appena fatta, l'acqua alla fontana, i rivoli di fogna ai lati delle strade, giocare tra i fiori, la fiumara, i parenti tutti, gli arancini, le melanzane fritte, la "brioscia con il gelato", la notte buia buia buia, le falene, i panini con il pomodoro e il basilico e tanto tanto olio, la provola e le olive, "i maccaruni", il tabacchino e la sua gazzosa, gli uomini con gli sguradi neri e torvi, le donne belle profumate di sapone tutte vestite di nero, le preghiere e i rosari, i gelsomini tanti ed inebrianti....ed un tempo che non c'è più...

La Storia di Sant’Anna
Nella Sacra Scrittura non c'è il minimo accenno alla madre della Madonna, Anna, dall'ebraico Hannah, «grazia»; notizie invece sono fornite dall'apocrifo Protovangelo di san Giacomo, risalente al sec. II e diffusissimo in particolar modo in Oriente. Anna, sposò Gioacchino, uomo virtuoso e molto ricco della tribù del Regno di Giuda e della stirpe di Davide. Anna non produsse prole, a causa della sterilità del marito: umiliato pubblicamente (un uomo di nome Ruben gli aveva impedito di sacrificare al tempio per non aver dato figli a Israele), Gioacchino si ritirò nel deserto, tra i pastori. Mentre erano separati, un angelo sarebbe apparso ad Anna e le avrebbe annunciato l'imminente concepimento di un figlio: lo stesso angelo sarebbe apparso contemporaneamente in sogno anche a Gioacchino. I due si incontrarono alla Porta Aurea di Gerusalemme, nacque così Maria. Secondo la tradizione Anna e Gioacchino, con Maria bambina, abitavano a Gerusalemme nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia. Oggi nel luogo dove avrebbero abitato e dove sarebbe cresciuta Maria sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo, dedicata a sant'Anna e custodita dai Padri Bianchi.
Si narra che durante l’espansionismo islamico,  San  Logino che era in Terra Santa  volle preservare il Sacro Corpo dalla Madre di Maria dalla profanazione e debbe ad affidarlo alle cure dei cristiani che qualche secolo dopo lo portarono prima presso i Carmelitani e poi in Francia  dove fu accolto nella cattedrale di Apt. Venne il tempo delle persecuzione di Marco Aurelio che costrinsero il vescovo Auspicio a nascondere il Sacro Corpo che altrimenti sarebbe stato profanato; così lo mise in una nicchia, scavata appositamente, dentro una bara di cipresso. Prima di murare la celletta, per pietà e rispetto, accese un lumino che naturalmente finendo l’ossigeno si sarebbe spento.
Passarono 630 anni e l’imperatore Carlo Magno si ritrovò a passare nella città di Apt mentre combatteva gli eretici. In quei giorni si festeggiava la festa del ringraziamento e un muto d’improvviso cominciò ad urlare e indico con insistenza un muro della cattedrale. Si comprese che lì si doveva scavare e così fu fatto…improvvisamente si scorse un bagliore sospetto…un lumino acceso, era il lumino che Auspicio aveva acceso 630 anni prima murando la celletta. La bara fu aperta e apparve il Sacro Corpo con una targhetta d’argento sul Capo che recitava in lettere greche ” Il Cranio di Sant’Anna la Madre della Madre di Dio”.  Accorsero presto tutti i nobili della zona e il Corpo fu spartito. Guglielmo Ventimiglia ottenne la maggior parte dei “frammenti” del cranio barattandoli con i propri possedimenti in Lorena. Le rimanenti parti del teschio restarono per un periodo in Francia poi  si sparsero in tutta Europa.  Il Ventimiglia fece sostituire col bronzo le parti del Teschio mancanti.
Molti riconoscono in Sant’Anna la propria patrona: i commercianti, le ricamatrici e le sarte, i naviganti e i minatori, gli scultori e gli stuccatori, le vedove. Ma la santa è invocata soprattutto dalle gestanti, alle quali in cambio di devozione ella garantisce il buon esito della gravidanza ed un parto agevole. Nelle camere dei contadini non mancava, oltre all’immagine della sacra famiglia appesa al muro, un’effigie di Sant’Anna

25 luglio 2013

Niente accade in un battito di ciglia....


Non dimenticare mai che l’amore che provo per te è come il vento: non potrai mai vederlo, ma potrai sempre sentirlo… Ovunque sarai.


“Allora compresi una cosa molto importante: il dolore fa parte della vita. La disperazione fa parte della vita. A volte anche toccare il fondo fa parte della vita. Ma non è assolutamente la fine. E’ solo l’inizio di qualcosa di più grande, qualcosa in grado di arricchire il tuo spirito molto di più di ogni altra esperienza vissuta fino a quel momento Così come la nostra età non è altro che uno scherzo del tempo, allo stesso modo il dolore non è altro che un aspetto della vita. Non mi stancherò mai di ribadirlo: la felicità e la pace spirituale si possono raggiungere, sempre, non importa quanto ci si senta profondamente perduti, perchè il tempo guarisce ogni cosa. certo, occorre essere pazienti. Niente accade in un battito di ciglia, o dalla sera alla mattina. Anzi succede proprio quando meno te lo aspetti, e porta con sè un effetto straordinario: smetti di combattere contro il tuo destino. Accetti l’esistenza per ciò che è, e invece di continuare a lottare per raggiungere i tuoi obiettivi, cedi semplicemente il timone alla vita, perchè sia lei a guidarti verso la meta. Cominci a vivere un giorno alla volta. La sconfitta completa e l’accettazione della propria realtà: ecco il punto di partenza per costruirsi un’esistenza ricca dal punto di vista spirituale. Un’esistenza che ti permetterà di godere tutte le cose belle che hai, e di cominciare a recuperare quelle che sono recuperabili. Quando imparerai ad accettarti per come sei, allora e solo allora ti sentirai rinato. Affronta le normali difficoltà come normali scalini del sentiero verso la pace. Accetta questo mondo, a volte doloroso, per come è, non per come lo vorresti, fiducioso che Dio – o come tu vorrai chiamarlo – si farà carico di tutto se ti arrenderai alla Sua volontà. Così non soltanto sarai felice in questa vita, ma straordinariamente ed eternamente felice nella prossima.”
Sergio Bambarén, da Lettera a mio figlio sulla felicità

18 luglio 2013

Dove fiorivano i papaveri....

Mi piace ricordare, in occasione dell’arresto di Ligresti, la storia di una cascina, perché è anche un po’ la mia storia. Sono cresciuta nella zona sud di Milano, qui ci sono le mie radici e i miei ricordi. Il Parco agricolo del Ticinello, con i suoi 880.000 metri quadrati, è il quarto per estensione a Milano, dopo il Forlanini, quello delle Cave e il Parco Lambro. Ed è qui che da piccoli si scorazzava nei campi ancora liberi dal cemento, qui c’erano le mucche, il latte fresco, le viole e le zanzare, il colore intenso dei fordalisi, il rosso dei papaveri, si giocava nei fossi, si cercavano le rane, si catturavano i girini, ed è qui che Ligresti è arrivato per distruggere e così ,tante cascine hanno dovuto vendere il terreno ed andarsene………ma non Andrea Falappi della Cascina Campazzo, con i suoi seminativi a cereali, i prati perenni e l'allevamento con centotrenta bovine da latte, Andrea ha combattuto per anni una guerra, insieme ad altri agricoltori e cittadini, contro la cementificazione violenta e contro la grande immobiliare di Ligresti.
Il cemento non si mangia, ma si respira
Andrea Falappi: Un altro aspetto molto importante che abbiamo vissuto e che forse, almeno per me è l’aspetto preponderante che mi ha spinto a resistere, a combattere e se vogliamo anche a soffrire, è stato l’aspetto proprio umano. Noi abbiamo avuto una esperienza su questo territorio molto importante, l’esperienza di vedere crescere all’interno di questa area non solo un'associazione, un gruppo di cittadini che si riuniva per difendere il territorio, ma che viveva anche una esperienza di fede, un sacerdote missionario brasiliano venti anni fa, Don Pigi Bernareggi, era venuto proprio qui a Milano e aveva trovato nella cappella della cascina un punto di incontro per l’inizio di una nuova comunità. E da lì è nato proprio un movimento se vogliamo all’interno del quartiere che ci ha fatto vivere questa realtà di fede, proiettato anche nella realtà però di tutti i giorni, della vita quotidiana e anche di conseguenza nella realtà di questo parco che non nasceva.
Per cui c’è stata questa possibilità attraverso il cammino che noi abbiamo fatto e che stiamo facendo ancora verso la realizzazione del parco, di fare un cammino umano se vogliamo, un cammino attraverso il quale si punta a raggiungere un obiettivo non solamente esteriore, quello della realizzazione di un parco, ma era anche un cammino interiore che è la realizzazione di sé stessi e della propria fede.
È stata una grande esperienza, un’esperienza che a mio avviso ci ha arricchito tutti e che dà a questo stesso progetto del parco un valore molto più grande di quanto possa essere il raggiungimento esclusivamente di un bene ambientale, è un bene proprio che ci rimane nell’anima e che completa in un certo senso la nostra esistenza, da tutti i punti di vista. Ed è per questo che noi abbiamo e ci siamo sempre battuti e continuiamo a farlo perché vediamo in questo proprio la possibilità di espletare completamente il nostro essere umani e il nostro essere persone in questa vita.

Intervista ad Andrea Falappi (fonte: blog di Beppe Grillo)

17 luglio 2013

Dimmi babbo che cos'è il razzismo?




"...-Dimmi babbo che cos'è il razzismo?
-Tra le cose che ci sono al mondo, il razzismo è la meglio distribuita è un comportamento piuttosto diffuso comune a tutte le società tanto da diventare, ahimè banale. Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre.
“-Quando dici "comune", vuol dire "normale"
-No. Non è perchè un comportamento è corrente che può essere considerato normale. In generale l'essere umano ha tendenza a non amare qualcuno che è differente da lui, uno straniero per esempio: è un comportamento vecchio come l'uomo ed è universale, e' così dappertutto.
“-Se capita a tutti anch'io potrei essere razzista!”
-Intanto la natura spontanea dei bambini non è razzista. Un bambino non nasce razzista .E se i suoi genitori o i suoi famigliari non gli hanno messo in testa delle idee razziste,non c'è ragione perchè lo diventi. Se, per esempio, ti fanno credere che  quelli che hanno la pelle bianca sono superiori a quelli che ce l'hanno nera, e se tu prendessi per oro colato quell'affermazione, potresti assumere un atteggiamento razzista nei confronti dei negri.
-Cosa vuol dire essere superiori?
Per esempio, credere che uno per il fatto che ha la pelle bianca, è più intelligente di qualcuno che ha la pelle di un altro colore, nera o gialla. In altre  parole ,l'aspetto fisico del corpo umano, che ci differenzia l'uno dall'altro, non implica alcuna disuguaglianza...."

Tahar Ben Jelloun - tratto da” Il razzismo spiegato a mia figlia”

11 luglio 2013

omaggio alla Romagna

E‘ mònd l’è bèl
E‘ mònd l’è bèl: u n bsògna avilèis mai,
e‘ basta un furminènt a zènd e‘ fugh
o i t vén a dèi che a qua sal nòstri spiàgi
u s’è arenè stanòta una baléna.
E‘ mònd l’è grand ch‘ u n s pò gnènca pensè:
un bastimént te mèr l’è un pizòun biènch
e‘ tèra e‘ tera ch‘ u n i sta niséun
e u s vàid dal gran pidèdi d‘ animèli.
Il mondo è bello
il mondo è bello : non bisogna avvilirsi mai
basta un fiammifero per accendere il fuoco
o ti vengono a dire che qua sulle nostre spiagge
si è arenata stanotte una balena.
Il mondo è tanto grande che non si può neanche pensare:
un bastimento nel mare è un piccione bianco
e terra e terra dove non sta nessuno
e si vedono grandi pedate d’animali
” I BU“ di Tonino Guerra

29 giugno 2013

Impenetrabile e senza cuore...




Quasi fosse troppo grande e troppo potente per le virtù comuni, l'oceano ignora compassione, fede, legge, memoria. La sua incostanza può essere mantenuta conforme ai propositi umani solo con una risolutezza indomita, e con una vigilanza insonne, armata, gelosa, in cui, forse, c'é sempre stato più odio che amore. Odi et amo può ben essere la professione di fede di coloro i quali coscientemente o ciecamente hanno consegnato la propria esistenza al fascino del mare.
Tutte le passioni tempestose dell'umanità quando era giovane, l'amore della rapina e l'amore della gloria, l'amore dell'avventura e l'amore del pericolo, insieme con il grande amore dell'ignoto e i vasti sogni di dominio e di potenza, sono passati come immagini riflesse in uno specchio, senza lasciare alcun segno sulla faccia misteriosa del mare. Impenetrabile e senza cuore, il mare non ha dato nulla di se stesso a coloro che ne hanno corteggiato i precari favori.
Diversamente dalla terra, non si può soggiogarlo a nessun prezzo di pazienza e di fatica. Benché siano tanti coloro che il suo fascino ha adescato e condotto a una morte violenta, la sua immensità non é mai stata amata come sono state amate le montagne, le pianure, persino il deserto.
Le stelle spuntarono innumerevoli nella notte chiara e riempirono tutta la volta del cielo. Scintillarono come cose vive sul mare e avvolsero tutt'intorno nella sua corsa la nave, più penetranti degli occhi fissi di una folla attenta ed imperscrutabile come sguardi umani.
La traversata era cominciata e la nave, come un frammento staccato dalla terra, correva solitaria e rapida come un piccolo pianeta. Intorno ad essa gli abissi del cielo e del mare si univano in una irraggiungibile barriera. Una grande solitudine sembrava avanzare tutt'intorno con la nave, sempre mutevole e sempre eguale ed eternamente monotona ed imponente. Di tanto in tanto un'altra vela bianca errante carica di vite umane appariva lontano e spariva diretta verso il suo destino. Il sole dardeggiava la nave coi suoi raggi tutto il giorno e ogni mattina riapriva su di essa il rotondo occhio ardente pieno di curiosità insoddisfatta. Essa aveva il suo destino, viveva della vita di quegli esseri che si muovevano sopra i suoi ponti e come la terra che l'aveva confidata al mare trasportava un intollerabile carico di speranze e di rimpianti. Nel suo seno vivevano la verità timida e la menzogna audace; e come la terra essa era inconscia, bella a vedere e condannata dagli uomini ad un ignobile fato.
L'augusta solitudine del suo cammino conferiva dignità al meschino scopo del suo pellegrinaggio. Essa filava schiumeggiando verso il sud come guidata dal coraggio di un'alta impresa. La ridente immensità del mare rimpiccoliva la misura del tempo. I giorni volavano uno dietro l'altro rapidi e luminosi come il guizzare di un faro, le notti brevi e piene di avvenimenti parevano fuggevoli sogni. Gli uomini se ne stavano raggomitolati ai loro posti ed ogni mezz'ora la campana di bordo regolava la loro vita di incessante lavoro. Notte e giorno la testa e le spalle d'un marinaio si profilavano in alto a poppa contro il sole o il cielo stellato immobili sopra la mobile ruota del timone. Le facce cambiavano succedendosi l'una dopo l'altra; facce giovani, barbute, torve, serene o corrucciate; ma tutte fatte rassomiglianti dal mare che affratella, tutte con la stessa espressione attenta degli occhi fissi a scrutare la bussola o le vele.
Joseph Conrad

28 giugno 2013

Pensando a Nelson.....

  
 Io il South Africa l'ho visto...ed ho capito...sono vicino a te
Nelson...
  
 PERSINO IL MARE MUORE....

Persino il mare muore
Disse Garcia Lorca
Piangendo un altro.
Ma io non mi consolo
Per la morte del mare
Bianchi gabbiani gridano
Rauchi e penetranti
Chiamandosi l’un l’altro
In archi impazziti
Sul mare melodioso.
Sei certo che morirà?
Che prova esiste
Per dimostrarlo,
Forse che non si muove, non appare
Alla nostra piccola visione?
No, strillano i gabbiani
Con il loro senso selvaggio, Noi che l’amiamo più di tutti
Sappiamo che la sua morte sarà certa e tremenda
Perché noi moriremo con lui.

Ruth Miller ( Cape Town 1919- Johannesburg 1969)

26 giugno 2013

L'America e gli americani...





Diego, 11 anni e mezzo è tornato ieri dagli Stati Uniti, gli ho chiesto di scrivere ciò che pensa dell'America e degli americani che riporto fedelmente, chiedo scusa agli eventuali lettori americani ma questa è la sua opinione, dopo un viaggio "gorgieaus" nella west coast.....



L’America e gli americani:
I pro:
·       le targhe della auto sono belle
·       si sanno fare pubblicità benissimo, per loro tutto ciò che hanno è “gorgieaus” (grandioso)!!
·       ci sono i pickup
·       il sistema stradale è fantastico
·       la benzina costa poco
·       la bistecca è buonissima
·       ha tantissime bellezze naturali
·       sanno fare benissimo le città

non mi viene in mente altro…

I contro:
·       devono scrivere sui microonde che non bisogna metterci i gatti vivi se no muoiono…..
·       hanno bisogno di scrivere sui bicchieri del caffè che il caffè caldo…. è caldo!
·       hanno bisogno di scrivere sulle docce che l’acqua calda è calda!;
·       hanno bisogno di scrivere negli hotel che il fumo di sigaretta che potrebbe esserci nelle stanze è cancerogeno…….
·       si può guidare senza casco
·       sono ammesse le armi senza porto d’armi
·       c’è la pena di morte
·       nonostante quanto detto ai punti precedenti continuano a ripetere e scrivere ovunque: “ and remember saefty is your responsibility!”
·       hanno bisogno che ci sia scritto nei ristoranti in cui sei entrato superando un gradino che quando esci devi stare attento allo stesso gradino
·       sono decisamente brutti e molto grassi…
·       sanno fare molte cose difficili..ma non l’acqua e gli spaghetti, l’acqua sa di cloro ovunque, sgorga così anche dalle montagne del gran canyon, oppure sa di limone…ma l'acqua deve sapere di acqua e basta!

L’America è comunque bella ed ha dei panorami incredibili ma l’Italia ha tante cose altrettanto belle solo che noi non siamo capaci di farci pubblicità….



25 giugno 2013

Giorni e mesi corrono veloci.....


Giorni e mesi corrono veloci
la strada è oscura e incerta
e temo di offuscarmi
non prestare orecchio alle menzogne
non farti soffocare dai maligni
non ti nutrire di invidie e gelosie
In silenzio soffro i danni del tempo
le aquile non volano a stormi
vivo è il rimpianto della via smarrita
nell'incerto cammino del ritorno

Seguo la guida degli antichi saggi
mi affido al cuore ed attraverso il male
a chi confessi i tuoi segreti?
ferito al mattino a sera offeso
salta su un cavallo alato
prima che l'incostanza offuschi lo splendore

In silenzio soffro i danni del tempo
le aquile non volano a stormi
vivo è il rimpianto della via smarrita
nell'incerto cammino del ritorno

shizukani tokino kizuni kurushimu
murewo kundewa tobanai taka
furuki oshiewo tadotte
kokoronomamani konokanashimiwo norikoete
































Franco Battiato

21 giugno 2013

Con il il caldo......



 

Col caldo anche i caratteri si scaldano: ma per il ricco è un'altra cosa...
Con l'estate, forse perché sono ancora giovane e non mi sono ancora adattato al fatto d'essere marito e padre di famiglia, mi viene sempre la voglia di fuggire.
D'estate, nelle case dei ricchi, si chiudono le finestre alla mattina e l'aria fresca della notte rimane nelle stanze ampie e oscure, dove, nella penombra, brillano specchi, pavimenti di marmo, mobili lucidati a cera. Tutto è a posto, tutto è pulito, ordinato, nitido; perfino il silenzio è un silenzio fresco, riposante, buio.
Se poi hai sete, ti portano su un vassoio una bella bibita gelata, un'aranciata, una limonata, dentro un bicchiere di cristallo in cui i blocchetti di ghiaccio, a rimescolarli, fanno un rumore allegro che da solo ti rinfresca.

Ma nelle case dei poveri le cose vanno diversamente. Col primo giorno di caldo, l'afa entra nelle tue stanzette affogate e non se ne va più via.
Vuoi bere ma dal rubinetto, in cucina, viene giù un'acqua calda che pare brodo.
In casa non ti puoi più muovere: sembra che ogni cosa, mobili, vestiti, utensili, si sia gonfiata e ti caschi addosso. Tutti stanno in maniche di camicia, ma le camicie sono sudate e puzzano.
Se chiudi le finestre, soffochi perché l'aria della notte non ce l'ha fatta ad entrare in quelle due o tre stanze dove. dormono sei persone; se le apri, il sole t'inonda e ti pare d'essere in strada e tutto sa di metallo bollente, di sudore e di polvere.
Col caldo, anche i caratteri si scaldano, voglio dire diventano litigiosi: ma il ricco, se gli gira, prende e se ne va in fondo all'appartamento, tre stanze più in là; i poveri, invece, rimangono davanti ai piatti unti e ai bicchieri sporchi, naso a naso; oppure debbono andar via di casa.
A. Moravia

14 giugno 2013

Sono il numero 10.000

Sono il numero 10.000 ho 49 anni sono affabile gentile socievole ma tanto infelice… per un terribile scherzo del destino  lavoro infatti come precario  in una scuola materna ….
Insomma lavoro beh per modo di dire… E’ una disgrazia…infatti attendo da anni di essere nominato citato considerato .. ma è tutto inutile…i bambini ogni tanto contano con le maestre ma al massimo arrivano al 100…
Non ho neanche mai avuto l’onore di essere scritto su un quaderno su un registro, sulla lavagna…beh così diventa difficile sopravvivere
Una volta un bambino ha pronunciato la parola 101 citando la famosa carica del film …e io ho cominciato a sperare che con il tempo attendendo con pazienza piano piano qualcuno ci sarebbe arrivato “a me”…ma poi più niente…
1,2,3 sono dei cari colleghi e anche amici…usciamo insieme…tra l’altro con 1 siamo mezzi parenti …. molto alla lontana parecchi 0 ci dividono, ma tutto sommato li invidio, si li invidio tutti e tre hanno una fortuna sfacciata sono sempre sulla bocca di tutti , protagonisti assoluti di filastrocche, giochi, esercitazioni…loro sono di casa alla scuola materna e ogni tanto addirittura collaborano con la vicina scuola elementare…che culo !
Tra l’altro questa situazione paludosa e inconcludente mi angoscia perché sono anche in attesa di avere un contratto a tempo indeterminato; certo la direttrice della scuola la signorina Acida De Murenis continua a ripetermi con voce metallica che non è possibile regolarizzare il mio contratto fino a quando non sarò utilizzato con una certa frequenza dai bambini e dal personale docente…
7 mi ha consigliato di sottopormi a un piccolo intervento di divisione per potermi trasformare in 10 o se non è possibile perlomeno in 100,  mutare la mia condizione di eterna attesa dall’essere pronunciato, utilizzato ma sarebbe necessario trovare un donatore un dividendo che faccia al mio caso ad esempio 1000, sarebbe perfetto !
Ho chiamato 1000 al telefono, ma non mi ha neppure risposto, così l’ho contattato su facebook per avere l’amicizia ma non c’è stato verso…poi sono venuto a sapere da 15 che anche lui ha qualche problema e attende a sua volta di essere diviso per poter essere effettivamente  utilizzato e lavorare di più….
Qualche giorno fa però mi è accaduta qualcosa di bello ho conosciuto una lei,  si chiama 6 ed è molto molto carina…gli l’ho detto subito di getto: sei carina… poi abbiamo riso insieme e parlato un po’ di tutto dividendo accuratamente gli argomenti per non fare confusione.
Dopo alcune ore che i suoi occhi hanno cominciato a parlare un linguaggio diverso, le sue labbra hanno cominciato a manifestare la voglia di toccare le mie….è stato travolgente ci siamo baciati, moltiplicati, non sottraendoci a quello che reclamavano gli istinti…. il resto è da immaginare una fantastilione di emozioni.
I particolari i decimali e quello che è venuto dopo le virgole e tutto il contorno non sto neanche a raccontarvelo.
Abbiamo deciso subito di unirci  in matrimonio e di  organizzare il ricevimento frazionando parenti ed amici in tavoli diversi e raggruppandoli secondo natura e  attitudini di ciascuno; in linea di massima abbiamo voluto evitare che si incontrassero faccia a faccia  i pari e i dispari che da soggetti perbene quali sono in quella situazione chissà perché diventano subito aggressivi.
0,005 e 0,006 li abbiamo messi insieme a 0,009 e 0,076 nel tavolo dei piccoli.
Siamo stati bene e così anche i  nostri invitati i quali non si sono neppure accorti che tra le seconde portate e il dolce c’è stato un furto, sono spariti i gioielli di 24 carati la zia di sei….
La fortuna ha voluto che zia 24 sia sposata con uno 007 il quale dopo una rapida indagine sull’accaduto ha scoperto che i gioielli erano stati sottratti da 180 un mezzo spostato senza fissa dimora che si era aggiunto abusivamente agli invitati.
Dopo il matrimonio io e sei ci siamo recati in banca per  aprire un conto cointestato. Li ci siamo accorti che eravamo sprovvisti  di contanti e allora abbiamo cominciato a versare noi stessi:  1006 in tutto non male per iniziare (millesei in lettere e in cifre abbiamo scritto, come ha preteso il ragioner 100% pignolo cassiere della banca).
Siamo stati investiti all’estero e per gli anni successivi abbiamo viaggiato molto tra fondi d’investimento mutui e paradisi fiscali e visto cose incredibili e indecenti !!
Rientrati in Italia non eravamo però più gli stessi, tutti quegli investimenti ci avevano fatto male ci avevano in qualche modo aumentato ma, appunto per questo, non ci riconoscevamo più; da 1006 ci eravamo trasformati, raddoppiati... triplicati…beh non ha importanza eravamo qualcosa di completamente diverso rispetto al nostro incontro d’amore.
La nostra unione non funzionava più. Dopo esserci autoprelevati dalla Banca, abbiamo scelto insieme la data della nostra separazione 10.06. alle ore 00 …in quel momento per lo meno abbiamo recuperato noi stessi la nostra essenza.
Sei è tornata dai suoi genitori e io sono tornato a lavorare da precario nella scuola materna e per ora rimango in attesa degli eventi.............
Fine prima parte
Roberto Sau
dinosauro teatro

13 giugno 2013

Come fare a spiegarti.....




Bologna, 22 Settembre 1878

Mia dolce amica,
Come devo fare a spiegarti quello che è successo in me in questi ultimi tempi, in modo che tu mi creda e non mi rivolga tutto al peggio?
Il mio cuore e il mio spirito si sono raccartocciati: non provo più il bisogno di espandermi, anzi mi è noiosa, come fatica inutile, ogni velleità di espansione. Non amo scrivere; e mi riesce difficile, perché non ho né facilità né correntezza né lucidità di espressione. Quello che cinque o sei anni fa fu la seconda giovinezza ora è sfiorita, sfiorita per sempre.
Allora mi era facilissimo consolarmi e rinnovarmi nella poesia che mi risplendeva e risonava da ogni cosa, e dopo la poesia, gli studi geniali, e poi, la politica e la lotta; e poi l'amore; dopo lottato e scritto tutto il giorno mi era un riposo l'abbandonarmi a te con lettere di otto pagine, nelle quali la fantasia e il sentimento confondevano i loro gettiti più strani.
Ora no. Aborro la politica, rifuggo dalla lotta, m'increscono gli studi fecondi; sono stanco e annoiato della poesia, dell'Italia, della libertà; non so più scrivere; la penna mi pesa e mi fa male peggio che un remo da galera. Vorrei poter dire al cielo e alla terra: lasciatemi posare e dormire; tanto è inutile; io sono un tronco arido.
Perché devo affaticarmi? perché pensare? perché amare?
Io non ho più voglia di nulla, se non forse di oblio. Chi vuol lavorare per la patria, per l'arte, per la gloria, per il bene si serva pure. Io non mi sento capace di tanto; so che fra dieci anni rimarrà orma di quel molto che ho pensato, studiato, amato, combattuto nella mia gioventù, so che ho scroccato una nomea effimera con sforzi facchineschi; so che sono imbecille e cattivo, e che ho avuto più fortuna che non meritassi.
Dimenticatemi dunque, e lasciate che dimentichi. Non invidiatemi la mia solitudine. Questo in generale. A te poi in particolare, dico:
è inutile tu ti affanni per l'amore d'una volta; non ho più energia: se mi vuoi quale sono, prendimi: se no, lasciami: perché amareggiare e mortificare e e me co' rimpianti continui?
Può darsi che questa atonia dolorosa cessi: per ora nessuna forza può scuterla. Forse sarà stata la solitudine e il turbinoso e fisso rivolgersi del pensiero sempre in se stesso e intorno a se stesso che mi avrà ridotto cosi; ma ora sono cosi. Non vedi, non senti, che né meno so più esprimermi? non ti accorgi della fatica che mi ci vuole per affaciarmi solamente un poco fuori di me?
Dunque compatiscimi e non rimproverarmi.
Quanto a' desideri tuoi: 1) Della gita o ad Arquà od altrove mi spiace non poter farne nulla : mi manca il tempo, che devo dare ai molti doveri che non ho adempiuto finora a punto per questa atonia che mi rende impossibile il far nulla altro che ordinare rime antiche; e mi manca anche il denaro; 2) Dell'impetrare da Cairoli altra destinazione, per chi tu sai, pensa bene di non incolparmene, perché non avresti ragione. Anzi tutti, a nome di chi mi devo fare avanti? Se quella persona non mostra desiderio di essere destinato altrove, ze non si fa vivo; io che ci entro?
Al tempo di Luigi XV e anche dei nostri consorti poteva essere naturale che uno fosse mandato qui anziché là perché cosi piaceva all'amante di sua moglie. Ma, oltre che io non ho autorità né influenza vera, io non moverò un dito, se ciò che non paia utile al tuo amico. Ti dico che non ho autorità; e te lo dimostro.
La Siciliani, mi pregò e ripregò perché raccomandassi un patriota, rovinato per l'Italia, a Cairoli, acciò s'interponesse con Seismit per fargli avere un posto nei dazi ecc.
Dopo tre mesi, il segretario mi scrive, acchiudendomi la risposta del Doda al Cairoli. Cairoli non aveva fatto che mandare la mia lettera al collega. Questi se n'era lavato le mani dicendo che non v'era posto.
E inutile; io non so né pregare né farmi ascoltare. Come vuoi che riesca a far mutare destinazione a un generale? Mi vien da ridere. Pure se il tuo amico crede utile che io mi adoperi, mi adopererò più caldamente che io possa. E ora ti prego anche una volta. Non prenderti a male di tutto questo. Compassionami invece, e credimi: credimi che non affetto tutta questa atonia, che non infingo questa mala disposizione, per scusare con te il mio disamore o altro. Io son fatto cosi. Non posso simulare né meno per gentilezza ora sono bestia, bestia, bestia; fammi la grazia di lasciarmi esser bestia finché succede un'altra metamorfosi o io crepi.
So che ti affliggo, e me ne dispiace; ma del resto non son reo d'altro verso di te. Addio. Scrivimi, ma non rimproveri.

Giosue Carducci a Carolina Cristofori Piva ( Lidia )

11 giugno 2013

L'UNO


Le persone che si prendono troppo sul serio risultano, di solito, poco serie. I comici invece sono serissimi. E profondissimi, a volte. Platone lo sa e nel Simposio affida il racconto delle origini dell’amore al maestro della commedia, Aristofane, facendogli dire una cosa abbastanza incredibile: che in origine i sessi non erano due ma tre. Maschile, femminile, androgino (maschio e femmina insieme). 

Maschi, femmine e androgini dovevano essere uno spasso: avevano tutto doppio - quattro gambe, quattro mani, due facce - e si muovevano rotolando. A furia di rotolare divennero talmente pieni di sé che diedero la scalata al cielo per cacciarvi gli dei. Zeus riunì d’urgenza il comitato centrale dell’Olimpo. Qualche divinità estremista propose di risolvere il problema alla radice, sterminando la razza umana. Ma Zeus si era affezionato agli uomini (soprattutto alle femmine) e decise di tagliarli in due. Anziché distruggerli, li raddoppiò di numero, rendendoli nel contempo più deboli e infelici. Infatti ogni uomo tagliato in due (e ricucito da Apollo al livello dell’ombelico) si mise in cerca della metà perduta. Sarebbe dunque questo l’amore: non solo la ricerca del piacere, ma il desiderio di ritornare Uno. Un desiderio struggente perché si accompagna alla nostalgia di una completezza smarrita. Che favola splendida, vero? E le favole splendide, accanto al significato letterale, ne hanno uno simbolico: un messaggio in codice non decrittabile dalla ragione, ma dall’intuizione. La verità suprema è indicibile e il primo a dirlo, in Occidente, è stato Platone. Proprio qui, nel Simposio, parlando d’amore senza moralismi. A nessuno sfuggirà che la favola di Aristofane mette poeticamente sullo stesso piano gay, lesbiche ed etero: maschi, femmine e androgini in cerca dell’altra metà di se stessi. Soltanto gli androgini, ricongiungendosi con la metà di sesso opposto, possono procreare. Ma tutti possono partecipare dell’energia unificante dell’amore. 

Rimane irrisolta la questione più cocente: quanti di noi incontrano davvero la propria metà? E anche quei pochi sono soddisfatti, oppure l’Uno verso cui tende l’amore umano è un’utopia? Intravedo il sorriso di Platone: la domanda è mal posta, amico mio. Tu ragioni come se l’Uno, l’intero, fosse la somma di due parti. E se invece fosse qualcosa di diverso, di ulteriore? 
Accipicchia, non ci avevo pensato. Ma per dipanare questa matassa non basta nemmeno Aristofane. Bisognerà aspettare che parli Socrate. 

Massimo Gramellini

Simposio  
di Platone (IV secolo a.C.)  
Discorso di Aristofane