La
nonna materna è nata nel 1939 e quando frequentava la prima media come me, per
andare a scuola, doveva prendere il tram
n. 3 che da Viale Tibaldi dove abitava allora, la portava fino in piazza
Missori dove vi era la sede della sua scuola.
Il
tragitto lo faceva da sola, perché allora non c’erano i pericoli di oggi e
nemmeno tutto questo traffico. Il biglietto costava 20 Lire. Quando faceva
freddo e nevicava i bambini non erano attrezzati nell’abbigliamento come ora,
le bambine non usavano i pantaloni ma solo calzettoni di lana e le scarpe
bagnavano sempre i piedi. La guerra era terminata da pochi anni e la città di
Milano ne risentiva ancora; per le strade la nonna notava macerie di case,
distrutte dalle bombe, alcune erano già state ricostruite ed alla nonna parevano
bellissime. La prima volta che andò alla Rinascente si meravigliò della strana
pavimentazione, era moquette, non la conosceva, la volle toccare con le mani,
le sembrava davvero strano un pavimento di stoffa, lei conosceva solo le
mattonelle ed il legno.
Negli
anni ’60 poi Milano terminò quasi completamente la sua ristrutturazione e tutti
i cittadini cercavano di lavorare molto per ottenere quel benessere mancato
durante la guerra, lunga lunga..ben 5 anni.
La
nonna poi assistette al cosiddetto “boom economico”, non conoscevo il
significato di questa parola ma lei me lo ha spiegato, e grazie a questo trovò
un buon lavoro come interprete.
Spero
tanto che la mia generazione crescendo abbia la stessa possibilità di trovare
un buon lavoro, perché oggi sembra essere più difficile di una volta..
Questa
è una storia vera e spero anche io di avere tante storie vere da raccontare nel
futuro per tutti quelli che le vorranno ascoltare.
Diego, 11 anni, prima media.
Che bel racconto!
RispondiEliminaMi hai fatto ricordare i miei tragitti per andare a scuola qualche anno dopo (parlo delle elementari). Ricordo anche io il freddo che, dicevamo noi, "veniva su dalle gambe" perchè le bambine non mettevano i pantaloni. Grazie per il tuo racconto.
RispondiElimina... mi ricordo il mio tragitto casa-scuola-scuola-casa fatto con la mia adorata bicicletta, con quelle nebbie, col freddo ma contentissimo per una semplicissima ma importante conquista di indipendenza (diciamo pure obbligata, visto i genitori che lavoravano)... speriamo che il lavoro torni ad essere al centro dell'Essere Umano per la sua indipendenza nelle scelte per il futuro.
RispondiEliminacomplimenti Diego, bravissimo
Grazie!!!
Eliminami ricordo il tragitto di un bambino emozionato che andava a scuola il primo giorno. Pensava alla sua città ideale, alla città del futuro, la riempiva giorno dopo giorno di macchine, computer, robot, strade, svincoli, aeroporti, cambiava il colore dei capannoni e costruiva case ad impatto zero, aeroporti silenziosissimi, sfornava yacth, treni, navi, ed infine aerei e porsche acquatiche. Mi auguro che tutto questo continui a frullare nella testa di quel bambino per molto tempo ancora e che ogni tanto esca qualcosa anche per noi e renda la vita di noi tutti un po' migliore. Come infatti succede tutti i giorni. il mondo e' un libro, se non viaggi, avrai letto solo la copertina.
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