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19 agosto 2013

Gli occhi di una donna......






”…ma l’amore, che gli occhi di una donna
per primi c’insegnarono a conoscere,
non vive solitario, straniato,
murato nella cerchia del cervello;
ma, eccitando all’azione tutti i sensi,
s’espande, rapido come il pensiero,
per ogni nostra facoltà vitale,
dando a ciascuna una doppia energia,
fuori dalle funzioni della prima.
Aggiunge all’occhio una seconda vista:
due occhi innamorati son capaci
perfino d’abbagliar quelli d’un’aquila;
così come un orecchio innamorato
è capace di percepire un suono
talmente fioco da poter sfuggire
al sospettoso orecchio d’un ladrone;
la percezione d’un innamorato
è più sensibile e più delicata
di quella delle antenne della chiocciola;
è volgare al palato dell’amore,
anche il gusto del raffinato Bacco.
E quanto ad ardimento, non è Amore
un Ercole ancor sempre inerpicantesi
sugli alberi dell’orto delle Esperidi?
Come sfinge sagace; dolce e armonico
come la lira
del fulgente Apollo,
che ha per corde i capelli di quel dio.
E quando parla Amor, s’incanta il cielo
all’armonia del coro degli dèi.
Poeta non ardisca toccar penna
finché l’inchiostro suo non sia temprato
nei sospiri d’amore: solo allora
i suoi versi raggiungono il potere
d’incantare gli orecchi più selvaggi,
e di piantar nel cuore dei tiranni
una mite umiltà. Questa dottrina
io derivo dagli occhi delle donne
che sprizzano scintille senza posa
sul fuoco di Prometeo; e son loro
i testi, le dottrine, le accademie
che svelano, contengono, alimentano
tutte le vere realtà del mondo,
senza le quali mai nessun mortale
potrebbe eccellere in alcuna cosa.
Perciò fu il vostro un tratto di pazzia
a rinnegar le donne; ma più pazzi
sareste ad intestarvi ad osservare
quello per cui faceste giuramento.
Per amor di saggezza - una parola,
questa, che tutti gli uomini hanno a cuore -
o per amor degli uomini,
di quelle donne autori; o delle donne
per le quali noi uomini siam uomini,
lasciamo perdere una buona volta
i giuramenti, se teniamo a cuore
di ritrovar noi stessi; ché altrimenti
noi rischiamo di perdere noi stessi,
per mantenere i nostri giuramenti.
Esser così spergiuri è religione:
perché la carità conchiude in sé
tutta la legge, e quale mai potere
può separar da carità l’amore?....”

W. Shakespeare

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