E’ in queste
giornate così grigie e fredde che mi viene in mente quando da piccola mia nonna
mi preparava la merenda. Era un momento bellissimo. La merenda si faceva alle
quattro in punto. Un ricordo indelebile fra i tanti della mia infanzia. Una
merenda su tutte, la adoravo, era la “tuorlata”. Mia nonna sbatteva il rosso
d’uovo con tanto zucchero, almeno due cucchiai, poi aggiungeva un goccio di
marsala. Ero felice. La guardavo mentre con la tazza fra le ginocchia, sbatteva
fortissimo l’uovo con l’aiuto di due forchette, ero rapita dalla velocità e
dalla forza con cui mischiava gli ingredienti e soprattutto dall’amore con cui
mi offriva questo “dolce mangiare”…..Amavo mia nonna e le sue merende. Ogni
giorno era una sorpresa. Mi preparava, nelle giornate più fredde, una tazza di
latte con un po’ di orzo che riempiva di biscotti, fette biscottate e zucchero,
mi sedeva poi davanti alla finestra ed imboccandomi, mi raccontava storie meravigliose guardando i gatti che
popolavano il cortile. Altre volte mi
preparava il pane con il burro e lo zucchero e precisava: “questa era la
merenda di tua mamma, anche a lei piaceva tanto”. E’ una merenda che a Milano,
quelli di una certa età, ricordano. Una merenda semplice, con più o meno burro
ma sempre sostanziosa e dolce, per dare la giusta energia e continuare a
giocare sino alla sera.
Il pane che usava era la michetta, che buona la michetta! Andava dal prestinè (panettiere) a prenderla, la michetta doveva essere
di giornata, croccante, fragrante, semplice ….Altre volte la riempiva con il
salame e si divertiva con il dito a bucare la michetta per farmi vedere quanto
fosse fresca e sottile la pasta di cui era fatta…Il salame lo comprava mio
nonno, decideva sempre lui quale fosse il migliore, il vino lo sceglieva la
nonna, a lei piaceva “busciante” frizzantino e dolce. Si andava tutti in gita a Stradella in
provincia di Pavia e a me sembrava un viaggio lunghissimo. Tutta la mia
famiglia dedicava un’intera giornata all’acquisto di vino e salame. Ed io
tornavo a casa con la pancia piena e la testa che mi girava per tutti gli
assaggi fatti. Erano momenti di autentica gioia …….Poi è arrivata la frutta,
quella esotica, si diceva fosse ricca di vitamine e facesse proprio bene ai
bambini e così iniziò il periodo delle banane, le volevo mature, le altre mi
davano fastidio ai denti, ma soprattutto ricordo il divieto assoluto di bere
qualsiasi cosa dopo aver mangiato questo frutto nettarino, non ho mai capito perché.
Mi nonna paventava che se avessi solo osato bere un goccio d’acqua sarei stata
malissimo e mi sarebbe venuto un gran mal di pancia….e così piena di paura mi
tenevo la sete sino a sera…ma certamente non rinunciavo a questo strano frutto…..costosissimo
a quei tempi…e poi…poi.....sono cresciuta e la merenda non l’ho fatta più. Bastava così
poco per essere felici…forse dovremmo tutti tornare a far merenda…..
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