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13 gennaio 2013

La trilogia di Adamsberg - Il male del settimo giorno - Fred Vargas





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 Mathilde tirò fuori l’agenda e scrisse “il tizio seduto alla mia sinistra mi prende per i fondelli”.
Bevve un sorso di birra e lanciò un’altra occhiata al vicino, un tizio immenso che da dieci minuti tamburellava con le dita sul tavolo.
Aggiunse sull’agenda: “si è seduto troppo vicino, come se ci conoscessimo, invece io non l’ho mai visto. Sono seduta all’aperto al Cafè Saint Jaques e ho ordinato una birra alla spina. La bevo. Mi concentro sulla birra. Non trovo niente di meglio da fare”
Il vicino di Mathilde continuava a tamburellare sul tavolo.
-          C’è qualcosa che non va? Domandò lei.
Mathilde aveva la voce bassa e molto roca. L’uomo reputò che fosse una donna e che fumasse tantissimo.
-          Niente. Perché? – Domandò l’uomo.
-          Credo che mi dia sui nervi vederla giocherellare con il tavolo. Oggi tutto mi irrita.
Mathilde finì la sua birra. Era scipita, tipico di una domenica. Mathilde aveva l’impressione di soffrire più degli altri del comunissimo male da lei chiamato il male del settimo giorno.
      -     Hai più o meno cinquant’anni, presumo? – domandò l’uomo senza scostarsi dal lei.


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