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19 gennaio 2014

Futuro fragile.....


E’ un racconto che sento molto e per questo lo riporto……oggi…in questa giornata di incessante pioggia, dove ogni goccia tiene il tempo dei miei pensieri e un  ritmo cadenzato fa ballare il mio cuore….

…Prima per scrivere, avevo avuto bisogno di guardare lontano. Avevo guardato molto all’America Centrale. Avevo parlato delle sue capitali, dei suoi bambini di strada, dei suoi barrios poveri.

Poi, ricomincio a guardare anche vicino, alla mia città. Qualcuno parla di “città fragile”, espressione che mi colpisce, che si lega alla sensazione che sto vivendo, che davvero tutti noi stiamo diventando un po’ più fragili.
Lo intuisco dalle telefonate degli amici, con gli elenchi degli impegni, da un affanno che avverto nelle persone. Una sensazione di debolezza e smarrimento, le vite sempre in rincorsa di qualcosa che sfugge, non si fa afferrare. Tanta ansia: d’esserci, d’apparire, di mostrarsi sempre all’altezza.
Manca il tempo, diventati più difficili gli incontri, insidiati dalla velocità, dalle mille scadenze in agguato. Complicato mettere insieme gli orari, la lista degli impegni di ognuno è diventata imprevedibile.
Negli intervalli le frasi al telefono: il come stai? Come va? Lavita? L’amore?
Poi di nuovo, la corsa. Corpi impegnati a reggere, facile scoppiare. Ogni tanto un pianto improvviso, subito represso con vergogna:”Scusa, è un momento, scusami è già passato, finito”.
Si cerca il proprio posto. O almeno un indizio. Che ci sia, ci possa essere. Un posto anche piccolo, in cui sia possibile per un attimo sostare, riprendere fiato.
Futuro fragile. Dove sta? Cosa riserva? Anni spesi ad aspettare un futuro, come si attende l’estrazione di un numero fortunato alla lotteria.
Finchè un giorno ho l’immagine di un gran corteo, che prende e invade la città, ci sono dentro tutti, anch’io. Una folla di attori stralunati, in prima fila i più stralunati, in prima fila i più riconoscibili: quelli che urlano, quelli che la paura, quando arriva ti rende pazzo, quelli che non riescono a fermarsi un attimo, neanche se gli sapri. Dagli altri, dietro, esce un gran brusio e tanti lamenti.
Che ti senti solo, molto, troppo.
Che tutto scappa via e ti molla.
Che sembra sempre di stare sospesi, appesi.
Che forse una volta sei stato qualcosa, ma adesso non ricordi più.
Che tanto, comunque, niente ha senso.
Che ogni cosa, oggi c’è, ma domani non si sa…
E che il domani quando arriva è un altro oggi impaurito.



Delle vite fragili….dal libro di Gianluigi Gherzi “ Atlante della Città fragile”

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